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al testo di Salvatore Pizzo
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Albina la stagione da griot*: troppa la calura e da troppo non beve, come solo un'albina dall'Uganda fuggente rabdomando prostrata, ch'è da lungo tempo che si va solo a tratti, boccheggiando goccia a goccia mendicando, che non s'intende se non ragione astratta ormai al peregrinare. Nata precoce e già piena di crepe è nella sua stagione: avida leviga arida velata di sabbia atavica, bella di giornate d'alabastri e creta essicata; donna tra donne dai capelli crespi di spighe bruciate, escissi vaneggi dal vento recitati ch'è luglio e non dovrebbe cader foglia ma queste s'ammonticchiano lo stesso fradice. Domani ch'è agosto, il merlo suonerà la sveglia: secco sarà ancora il verso un ciack per la diva di sabbia fluente di miti. Forse così deciderà di defilarsi da depositaria: rapida ed ispida recitando in sequenza breve commiato alle stirpi in campo lungo svanendo prima dei titoli di coda. A meno che, oltre ogni intelletto, quando le foglie cadranno questa volta storia di stagione non ce la si ritrovi rammaricati noi: come incantesimo asciutta nel narrare col piglio sicuro della leggenda nel canto che da lontano viene magia. E non più in grado noi di stare lì e contarle nell'aria novembrina le storie morte: anche noi rabdomando per letti di fiume e laghi essicati di fiabe d'acqua.
*Griot: cantastorie nella tradizione dell'Africa centro occidentale |
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